L'angolo del tifoso
Bologna, chi farà i goal Giaccherini?

Bologna, finalmente il mercato è chiuso, possiamo tirare il fiato! Lo scorso anno, preso dall’entusiasmo, avevo dato al mercato del Bologna un bel voto: 8!
Evidentemente mi sbagliavo di grosso: quella squadra che ci ha portato il primo titolo in 51 anni meritava almeno nove, nove e mezzo… dieci, fate voi. Nel frattempo, sotto i portici, si processava il povero Ndoye, accusato di non riuscire a segnare neanche in una porta da rugby. E giù con la solita domanda: “Ma ora chi farà i goal di Zirkzee?”.
La risposta era già scritta e, come spesso accade, basterebbe ripercorrere la storia. Prima di Zirkzee c’era Arnautovic, che segnava al posto di Verdi, che a sua volta faceva i goal che prima faceva Destro ed ancora prima Giaccherini.
Un passaggio di consegne continuo, che dimostra come il collettivo sia più importante dell’individuo e che spesso la nostra percezione dei giocatori che vestono poi lasciano il rossoblu sia più alta della realtà. Salvo poi vedere come questi faticano in altri contesti.
Come vedo il nuovo BFC? Sinceramente molto bene ed addirittura più forte e completo dello scorso anno ma, questa volta, non daró un voto. Sarà il campo a dare la sentenza; ricordandoci sempre che i cicli vivono di alti e bassi fisiologici ma che l’importante è seguire una programmazione del management che si è dimostrata efficace ed a tratti esaltante.
Forza Bologna sempre!

BOLOGNA CALCIO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L'angolo del tifoso
Derby d’Italia? No grazie! Non è il mio derby

Il Derby d’Italia è davvero la partita più importante? Ecco perché Juventus, Inter e Milan monopolizzano il calcio italiano, a discapito di club come Bologna, Atalanta e Napoli.
Derby d’Italia? No grazie!
In questi giorni i soliti media nazionali ci propinano la solita manfrina: il cosiddetto “derby d’Italia”, spacciato come l’evento calcistico più appassionante del Paese.
Lasciate che vi dica una cosa: questo non è il mio derby.
Il sistema calcio, da sempre, spinge a concentrare attenzioni, tifosi e di conseguenza risorse economiche su “JuveInterMilan”. Tre facce della stessa medaglia, presentate come antagoniste ma in realtà unite da un tacito accordo: essere protagoniste assolute, relegando agli altri il ruolo ingrato di sparring partner.

Un sistema costruito per i grandi club
Per decreto legge (Melandri), sappiamo che le risorse sono suddivise nella modalità più iniqua d’Europa lasciandoci con la domanda: ma nasce prima l’uovo o la gallina? Queste squadre meritano più risorse perché hanno più tifosi o hanno più tifosi perché storicamente il sistema calcio ha garantito loro le risorse necessarie per essere più forti (e spesso, più indebitate)? La risposta è piuttosto ovvia….
Un plauso a manager come Percassi capaci di dire no ai ricatti di Lookman o Aurelio De Laurentiis, forte anche di un bacino metropolitano importante, che sono riusciti a scalfire in parte questo strapotere.
Queste squadre come il nostro Bologna rifiutano di scansarsi e rappresentano certamente un fastidio per chi crede di dovere vincere per grazia ricevuta ma, come dice l’AD Fenucci, dare fastidio ci diverte.
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L'angolo del tifoso
Bar Sport di Stefano Benni: il libro che ha trasformato lo sport in racconto di vita

Con Bar Sport, Stefano Benni ha creato un luogo mitico: ironia, tifo, comunità e vita quotidiana raccontati come un romanzo corale.
Bar Sport: il mito creato da Stefano Benni
Stefano Benni non è stato soltanto uno scrittore.
È stato un artigiano di immaginari, un giocoliere di parole capace di trasformare la vita di tutti i giorni in un romanzo corale.
Con Bar Sport ha inventato un luogo mitico che ancora oggi, a quasi cinquant’anni dall’uscita, continua ad abitare le chiacchiere dei tifosi, le battute degli amici al bancone, i ricordi di chi ha vissuto il calcio e lo sport come un fatto di comunità. Nei suoi racconti, lo sport non era mai ridotto a tabellini o risultati.
Era piuttosto un pretesto per parlare della vita: delle ossessioni quotidiane, dei sogni irrealizzabili, delle cadute e delle piccole rivincite che ognuno di noi conosce bene. Bastava una sua pagina per ridere di gusto, e quella dopo per ritrovarsi a pensare, malinconici, a ciò che lo sport ci toglie e ci restituisce.

La Bologna di Benni
La Bologna di Benni era fatta di portici, di piazze, di bar fumosi e chiassosi, ma anche del vecchio Dall’Ara e delle domeniche di tifo, quando lo stadio diventava il teatro di un’intera città. Lì dentro, tra la curva e i distinti, Benni sapeva cogliere non solo la passione ma anche la comicità delle piccole grandi manie dei tifosi: il catastrofista, l’ottimista cronico, l’allenatore da tribuna.
Con la sua ironia tagliente e la sua poesia leggera, ci ha lasciato un’eredità che va oltre la letteratura.
Ci ha insegnato che lo sport è soprattutto racconto: di persone, di legami, di una comunità che si ritrova a vivere emozioni collettive. Per questo, ogni volta che sentiamo pronunciare la parola “Bar Sport”, non pensiamo solo a un libro, ma a un pezzo di noi.
Stefano Benni resta nella memoria come il cantore della vita quotidiana vista attraverso lo specchio dello sport, e il suo ricordo continuerà a farci sorridere, discutere e soprattutto sentire parte di un gioco più grande.
Stefano Benni (Bologna, 12 agosto 1947 – Bologna, 9 settembre 2025)
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