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Bar Sport di Stefano Benni: il libro che ha trasformato lo sport in racconto di vita

Con Bar Sport, Stefano Benni ha creato un luogo mitico: ironia, tifo, comunità e vita quotidiana raccontati come un romanzo corale.
Bar Sport: il mito creato da Stefano Benni
Stefano Benni non è stato soltanto uno scrittore.
È stato un artigiano di immaginari, un giocoliere di parole capace di trasformare la vita di tutti i giorni in un romanzo corale.
Con Bar Sport ha inventato un luogo mitico che ancora oggi, a quasi cinquant’anni dall’uscita, continua ad abitare le chiacchiere dei tifosi, le battute degli amici al bancone, i ricordi di chi ha vissuto il calcio e lo sport come un fatto di comunità. Nei suoi racconti, lo sport non era mai ridotto a tabellini o risultati.
Era piuttosto un pretesto per parlare della vita: delle ossessioni quotidiane, dei sogni irrealizzabili, delle cadute e delle piccole rivincite che ognuno di noi conosce bene. Bastava una sua pagina per ridere di gusto, e quella dopo per ritrovarsi a pensare, malinconici, a ciò che lo sport ci toglie e ci restituisce.
La Bologna di Benni
La Bologna di Benni era fatta di portici, di piazze, di bar fumosi e chiassosi, ma anche del vecchio Dall’Ara e delle domeniche di tifo, quando lo stadio diventava il teatro di un’intera città. Lì dentro, tra la curva e i distinti, Benni sapeva cogliere non solo la passione ma anche la comicità delle piccole grandi manie dei tifosi: il catastrofista, l’ottimista cronico, l’allenatore da tribuna.
Con la sua ironia tagliente e la sua poesia leggera, ci ha lasciato un’eredità che va oltre la letteratura.
Ci ha insegnato che lo sport è soprattutto racconto: di persone, di legami, di una comunità che si ritrova a vivere emozioni collettive. Per questo, ogni volta che sentiamo pronunciare la parola “Bar Sport”, non pensiamo solo a un libro, ma a un pezzo di noi.
Stefano Benni resta nella memoria come il cantore della vita quotidiana vista attraverso lo specchio dello sport, e il suo ricordo continuerà a farci sorridere, discutere e soprattutto sentire parte di un gioco più grande.
Stefano Benni (Bologna, 12 agosto 1947 – Bologna, 9 settembre 2025)
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Il parere dell'esperto
L’importanza di essere in Europa per Bologna

Per Bologna città è importante che la squadra rosso-blu sia all’interno di una o più manifestazioni internazionali
Il primo a trarne dei benefici è il brand Bologna, che può finalmente dimostrare al mondo intero la sua bellezza. grazie alle migliaia di tifosi esteri che arirvano in città per le partite e che ne approfittano per rimanerci diversi giorni.
Il secondo beneficio arriva dalle trasferte. L’indigeno felsineo vive la trasferta da vero e proprio viaggiatore, cercando di assaporare quello che la location ti offre. Va allo stadio, ma visita anche i musei, i monumenti, i locali. E fa conoscenza con la gente del territorio. E la vive in maniera comunitaria, con figli parenti ed amici. Bologna esce vincitore da queste esperienze europee; magari meno sul campo ma sicuramente sul piano della civiltà e della cultura.
Un appello alle istituzioni locali : sostenete in qualche modo i mille, duemila, tremila supporter da viaggio. Loro sono i migliori ambasciatori di una bella città, piu’ importanto di uno stand in Fiera o di un video promozionale.
Bologna Caput Mundi
Il parere dell'esperto
Ma che partita sto guardando ? Il calcio sta cambiando

Il calcio sta cambiando al punto che non si capiesce più che partita si stia guardando.
Ricordo l’eccitazione quando le squadre di club introdussero la numerazione personale, abbandonando il vecchio schema dall’1 all’11, o quando sulle maglie comparvero i nomi dei giocatori sul modello americano. Mi emozionai persino per la regola che proibiva ai portieri di prendere con le mani i retro-passaggi: sembrava davvero di entrare in una nuova era del gioco.
Eppure, questo nuovo trend delle maglie “a caso” mi sta mettendo a dura prova. Guardare una partita oggi significa spesso non capire più chi stia giocando; i colori cambiano continuamente, con terze, quarte e quinte divise che sembrano uscite da un catalogo di moda più che da una storia calcistica. Devo affidarmi al tabellone televisivo che segnala il punteggio e i colori in campo, altrimenti rischierei di confondere un Bologna-Juventus per un Lazio-Palermo o la terza maglia dell’Inter per una lattina di Fanta e così via per tutte le squadre.
Il calcio europeo e quello italiano sono sempre stati contraddistinti dall’attaccamento ai colori, dell’amore per una maglia, dell’affezione a un simbolo. E soprattutto per i bambini, quella maglia era un punto fermo nella memoria, una bandiera. Non possiamo non emozionarci davanti alle quattro bande rossoblù verticali indossate da Bulgarelli, Savoldi, Baggio o Signori.
Forse i bambini di oggi, tra quarant’anni, si commuoveranno vedendo una maglia nera di Zirkzee o quella acquamarina di Orsolini.
Magari è giusto così, il tempo cambia e con esso cambiano i simboli. Ma la domanda resta: sono io che sto invecchiando… o davvero non so più che partita sto guardando?
Il parere dell'esperto
Bologna-Pisa arbitra Abisso

La partita Bologna – Pisa sarà arbitrata da Rosario Abisso di Palermo, 39 anni.
Il Bologna ritrova contro il Pisa un arbitro controverso che alterna giornate positive ad altre negative.
Pur essendo da molto tempo in C.A.N. Serie A e B, è poco riconosciuto dai vertivi aribtrali.
Abisso è un imprenditore nel ramo dei mobili; ha cominciato ad arbitrare tra i professionisti nel 2011 accedendo alla CAN PRO.

VINCENZO ITALIANO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
L’anno 2015 segna il suo esordio assoluto in A, quando venne designato per Chievo-Torino.
E’ un aribtro abituato a fischiare poco ed è uno dei più richiamati alla Var nell’ultimo campionato.
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